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Questo è un romanzo potentissimo e con molteplici chiavi di lettura.

È un romanzo doloroso e gioioso al tempo stesso.

È un romanzo sensoriale, capace cioè di comunicare attraverso i sensi e le sensazioni, scelta questa tutt’altro che casuale.

Questa è una storia sia universale che personale. Lo è nel primo caso perché la sua autrice decide di non dare nomi ai suoi personaggi se non attraverso la posizione che occupano all’interno della famiglia, e lo è nel secondo perché è quanto realmente accaduto a Clara Dupont- Monod.

 

In un piccolo borgo delle Cevennes, catena montuosa della Francia Meridionale, nasce un bambino.

Il terzo di un Maggiore e una Minore. È bellissimo, ha capelli castani, guance morbide e grandi occhi scuri ma basta poco tempo per capire che è “inadatto”. L’autrice sceglie appositamente questa parola, affermando che “difettoso” sarebbe fuori luogo, “incompiuto” anche.

Quella creatura che approfonditi esami clinici condannano a una condizione di infantilità perenne (non potrà mai camminare, parlare, vedere e crescere) di fatto crea una frattura, un punto di non ritorno.

Ciò che preme all’autrice non è tanto o non solo raccontare una vicenda ahimè drammaticamente comune, la storia cioè di una famiglia che deve fare i conti con una disabilità grave, ma anche i punti di vista di due fratelli.

Io sono figlia unica ma posso immaginare questo fatto: i fratelli non hanno mai la stessa percezione, ricordo o consapevolezza dello stesso evento.

Così accade per il maggiore e per la minore.

 

Un vero e proprio scavezzacollo, adorato dalla sorella, impavido e sicuro di sé, nei suoi ancora acerbi 10 anni matura un istintivo senso di protezione nei confronti del fratello e stabilisce con lui un’empatia speciale. È lui a raccontargli il mondo che lo circonda, a portare tra le sue dita oggetti e superfici diverse, ad assicurarsi che sia al caldo, che abbia il suo pigiama preferito e sia messo comodamente sui suoi cuscini.

 

Atteggiamento completamente diverso quello della sorella. La presenza del fratellino e il suo corpo informo la disgustano e se ne vergona. Salvo poi provare vergogna della sua vergogna. Privata improvvisamente del maggiore che ora non ha occhi e attenzioni che per il più piccolo, assume un lento e progressivo distacco, cresce covando rabbia che sfoga in lunghe camminate in montagna.

 

Già, la montagna. Anche lei gioca la sua parte, diventa spettatrice e parte di questa vicenda, respira gli stessi dolori della famiglia, diventa rifugio, luogo di lacrime o quello in cui ritrovare la calma del respiro.

 

E infine lui, l’Ultimo. Che viene dopo tutto e la cui fatica di adattamento è quella della convalescenza, ovvero di chi giunge in una famiglia dopo una perdita ed è costretto a fare i conti con una domanda diversa rispetto a quella dei fratelli più grandi. Se loro infatti si chiedono chi sia davvero l’inadatto, l’ultimo si domanda: “Se lui non fosse morto, io sarei nato’”.

L’ultimo è quello che ricuce, quello che si chiederà sempre come sarebbe stato se, che ha fame di ricordi che non ha vissuto, che deve fare i conti con un fantasma.

 

Infine, se già tutto questo non bastasse a rendere il libro speciale, c’è la particolarità della voce narrante. Clara-Dupont Monod sceglie di far parlare le pietre del cortile della casa.

Adattarsi, per concludere, è un libro sulla resilienza e sulla “prodezza”, della letteratura che riesce a esplorare le zone d’ombra e delle famiglie stesse che spesso devono affrontare da sole situazioni difficilissime, scontrandosi con la burocrazie e con l’idea radicata di cosa sia la normalità.

Ha una scrittura davvero unica, toccante ed emozionante. Va letta e assaporata piano piano perché si ha proprio la sensazione che ci sia stata una scelta meticolosa per ogni singola parola che sia uno stato d’animo o un elemento naturale.

 

ADATTARSI

CLARA DUPONT-MONOD - traduzione di Tommaso Guerrieri

CLICHY 2022

ISBN 9788867999262

Adattarsi

€ 17,00Prezzo
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